I diritti della donna nel mondo

La dignità umana non va sostenuta solo in alcuni momenti della vita, ma nell’intero percorso che l’individuo compie. È fondamentale per il benessere personale e per la comunità, affinché ciascuno sia considerato “degno” di rispetto. Ma nella nostra società lo siamo davvero tutti?

Basti pensare alla condizione della donna e al riconoscimento dei suoi diritti per capire che la disuguaglianza di genere esiste ancora e ovunque.

In Italia, dal punto di vista legislativo, uomini e donne sono alla pari, infatti secondo l’articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso […].”

In realtà, nella nostra società ritroviamo alcuni comportamenti che col tempo sono entrati a far parte della nostra quotidianità. Una convinzione comune è che in una famiglia, debba essere la donna a occuparsi delle faccende di casa e dei figli, mentre l’uomo debba lavorare. Singolare è il caso di Cortina d’Ampezzo, dove alle donne è impedito ereditare terreni, a meno che non abbiano fratelli maschi.

In Europa, nonostante la quota delle donne che lavorano sia cresciuta notevolmente negli ultimi anni, la retribuzione sul lavoro è sempre inferiore rispetto a quella degli uomini. La situazione è ben diversa al di fuori dell’Europa, dove le differenze sociali sono ancora più notevoli.

Ad esempio, in Arabia Saudita le donne non possono uscire di casa senza l’accompagnamento di un uomo e in Iran non possono assistere a partite di calcio o pallavolo. L’Iran è, infatti, uno dei tre Stati che non hanno aderito alla convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, entrata in vigore nel 1981.

In Madagascar è previsto addirittura un coprifuoco che obbliga le donne a rimanere in casa dopo il tramonto, mentre in Sudafrica il matrimonio è previsto per le bambine sin da quando compiono 12 anni.

In Paesi come Singapore e Sri Lanka è impensabile che un marito sia capace di stuprare la propria moglie; in Libano e in Iraq la vittima viene considerata colpevole dello stupro che ha subito.

In realtà come queste spesso è la religione ad avere un ruolo fondamentale; gli uomini per difendersi dicono che l’oppressione femminile è una forma di protezione dai pericoli di tutti i giorni. Molte donne condividono questo pensiero, proprio per questo alcune non partecipano a campagne finalizzate ad avvalorare i diritti delle donne.

Per garantire parità tra i sessi c’è bisogno di solidarietà, non solo tra donne, ma tra tutta l’umanità, indipendentemente dal sesso, dalla religione, dal colore della pelle o dagli ideali politici.

 

 

Ilaria Santoro

Roberta Ceselli

3 A linguistico

“Deeds, not words”: “Gesta, non parole”

foto emancipazione della donna

Era questo il motto dell’associazione femminista Women’s Social and Political Union fondato nel 1903 dalla leader delle suffragette Emmeline Pankhurst. Ciò che chiedevano era il suffragio sia per le donne sposate che per quelle senza marito; questa era solo una delle tante richieste delle donne dell’epoca, poiché allora la figura femminile era considerata inferiore all’uomo e di conseguenza, non aveva alcuna libertà e alcun diritto, solo doveri: ad esempio, solo per la donna era reato l’adulterio, punito in casi estremi con la pena di morte, che solo nel 1968 cessò di essere previsto come fattispecie di reato. Questa fu una delle tante leggi emanate nel XX secolo a favore della donna:

  • Nel 1945-1946 la donna acquisisce il diritto di voto attivo e passivo;
  • Nel 1950 viene introdotta la legge che vieta il licenziamento della donna-madre fino al primo anno del bambino e introduce il trattamento economico dopo il parto;
  • Nel 1956 viene introdotta la legge sulla parità retributiva tra uomo e donna;
  • Nel 1963 si dichiarano nulle le “clausole di nubilato” che la donna era costretta a firmare in precedenza. Inoltre dal 1963 si consente alla donna pieno accesso a tutte le professioni e a tutti gli impieghi pubblici;
  • Nel 1970 su richiesta delle donne viene legalizzato l’aborto alle Hawaii;
  • Nel 1975 viene introdotta la legge che stabilisce la parità tra i coniugi e fu consentito alla donna di utilizzare il proprio cognome, in tal modo la donna inizia ad acquisire una propria identità.

Precedentemente a tutte queste leggi la donna, in molte parti del mondo, non era padrona nemmeno del proprio amore, difatti era la famiglia che sceglieva con chi doveva sposarsi la figlia. Ciò oggigiorno è incomprensibile ma, anche nell’antichità, alcuni (come i filosofi) lo ritenevano sbagliato. Tra questi vi fu Aristofane nel Simposio, famoso dialogo platonico, a raccontarci dell’amore giusto e vero che si contrapponeva a quello convenzionale e programmato dell’epoca: egli ci riporta il mito degli “uomini palla” in cui i protagonisti sono degli androgeni (ossia esseri che possedevano sia un aspetto femminile che maschile). Possedevano una forza tale da opporsi persino agli dei. Zeus, per punirli, divise la parte femminile da quella maschile. Da quel momento ogni parte sentì l’esigenza di ricongiungersi con la sua metà.

L’amore programmato, nel corso del tempo fino al XXI secolo, si è trasformato nell’amore vero raccontatoci da Platone, purtroppo in alcuni casi è oscurato da ossessione e possessione che a volte si trasformano in violenza fisica e psicologica, generalmente da parte dell’uomo verso la donna.

Anche in questo caso è intervenuta la legge prevedendo nel 1996 la fattispecie di reato della violenza sessuale verso il partner e nel 2009 il reato di stalking.

Claudia Lupo

Federica Matichecchia

Alessia Pizzoleo

3 A linguistico Liceo Moscati