“Ci uniscono molte più cose di quante possano dividerci.”

Ipazia: una vita spesa per la conoscenza.

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A distanza di 1600 anni, un gruppo di studenti  “fuoriclasse”, guidati dal professore Mimmo  Annichiarico, (già docente di filosofia e storia nel  nostro liceo) hanno partecipato al progetto “Nel  nome di Ipazia”, svolgendo dal 23 al 29 marzo  scorsi, una serie di incontri aperti al pubblico, per  non dimenticare questa donna.

 

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Il dolore… un’ occasione per rinascere

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Il dolore è una condizione dell’animo che colpisce ogni persona.    Esso può essere generato da una grave perdita, un malessere fisico o un amore non corrisposto.                         Il dolore provoca inevitabilmente la sofferenza; molte volte, si tende a mascherare questa emozione, poiché il dolore è considerato qualcosa di negativo. I più forti riescono a convivere con la sofferenza rifugiandosi in qualcosa che renda apparentemente felici. In pochi tendono ad analizzare le cause e forse cercano di combatterlo, semplicemente reagendo.                                                       Leopardi, autore dell’800, è considerato il pessimista per eccellenza. Egli, infatti, ha vissuto un’esistenza ubriacandosi di dolore. I suoi componimenti poetici rispecchiano a pieno l’animo di coloro che soffrono; possono essere di consolazione, di aiuto o spunto di riflessione. Per Giacomo, il dolore non ha cause, ma fa parte della vita di ognuno di noi. Dunque, non esiste una vita possibile nella serenità; la natura ha deciso questo per gli uomini, che non esercitano alcun diritto sulla propria esistenza.

La natura, che dona la vita a tutti gli esseri è “matrigna” in quanto è causa di sofferenza. Spesso, il dolore individuale diventa immagine del dolore universale che riguarda non solo gli esseri umani, ma la natura stessa.

Il dolore ha dato a l’autore ottocentesco la capacità di comprensione del mondo; diventa, per questo, un’esperienza necessaria per gli esseri umani. Esso, infatti, mostra il volto effettivo dell’essere umano. La sofferenza è uno stato d’animo, quindi, una sensazione interna del nostro io attraverso la quale evadiamo dal mondo.

Il dolore è anche una via d’accesso alla profondità e alla problematicità. Leopardi, in una delle sue ultime poesie, “La Ginestra”, ci ha fornito l’esempio di come dal dolore si possa rinascere; infatti, egli paragona il malessere dell’uomo alla pianta della ginestra che, attraversata dalla lava del Vesuvio, muore, per poi rinascere ancora più forte e bella.  Attraverso l’esperienza del dolore, quindi, possiamo toccare la realtà e uscirne diventando più sicuri nell’ affrontare le avversità della vita.

Michela Quarta, Alessia Grottoli

Una dose di disillusione al giorno, toglie l’infelicità di torno

ginestreL’etimologia fa derivare felicità dall’aggettivo felix, “felice”, la cui radice “fe” significa abbondanza, ricchezza e prosperità.

La felicità non è uno stato d’animo perenne ma, al contrario, è cercare di godere di quello che si possiede nel presente.

Giacomo Leopardi si distacca da questa visione ottimistica della possibilità dell’uomo di raggiungere la felicità. L’uomo viene definito, dal poeta, infelice.

Chi è, dunque, il vero nemico dell’uomo? Per lo scrittore di Recanati, la natura. Quest’ultima è “matrigna” delle sue creature, perché indifferente o, addirittura, ostile ad esse. Nel “Dialogo della natura e di un Islandese”, essa dichiara di non voler occuparsi della felicità degli uomini, anzi, rende loro la vita difficile.

“Ponghiamo caso che uno m’invitasse spontaneamente a una sua villa, con grande instanza; e io per compiacerlo vi andassi. Quivi mi fosse dato per dimorare una cella tutta lacera e rovinosa, dove io fossi in continuo pericolo di essere oppresso; umida, fetida, aperta al vento e alla pioggia. Egli, non che si prendesse cura d’intrattenermi in alcun passatempo o di darmi alcuna comodità, per lo contrario appena mi facesse somministrare il bisognevole a sostentarmi; e oltre di ciò mi lasciasse villaneggiare, schernire, minacciare e battere da’ suoi figliuoli e dall’altra famiglia. Se querelandomi io seco di questi mali trattamenti, mi rispondesse: forse che ho fatto io questa villa per te? o mantengo io questi miei figliuoli, e questa mia gente, per tuo servigio? e, bene ho altro a pensare che de’ tuoi sollazzi, e di farti le buone spese; a questo replicherei: vedi, amico, che siccome tu non hai fatto questa villa per uso mio, così fu in tua facoltà di non invitarmici. (…) ”

L’uomo, invece, vive per raggiungere la felicità, ossia per riuscire a vivere nonostante le sofferenze.

Per l’autore, non c’è scampo al dolore esistenziale.  La vita, infatti, è un perpetuo circuito di costruzione e distruzione. Il compito dell’uomo, più che essere felice è affrontare la sofferenza che viene vista come un ponte verso la felicità disseminato di ostacoli. Essi possono essere paragonati a dei pezzi di un puzzle, che, solo uniti, permettono di formare il grande palcoscenico della felicità.

L’ultima opera di Leopardi “La Ginestra”. Questa è una pianta selvatica, flessibile che nasce e cresce alle falde del Vesuvio. Nell’opera essa rappresenta l’umiltà di chi rinasce più forte e più bello di prima dopo essere stato travolto dalle sofferenze.

Il problema dell’afflizione, secondo Leopardi, si può risolvere attraverso la solidarietà umana, la fratellanza; attraverso un patto confederativo universale. L’uomo, in conclusione, per tenare di essere felice, deve allontanarsi dalle illusioni e dalla pretesa di essere invincibile ed immortale.

Laura Campo

Rosa Spagnulo

Una serata….”classica”

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Come già è avvenuto molte volte in passato, le occasioni per divertirsi e dare sfogo alla propria creatività non mancano mai al liceo Moscati. Questa volta, gli studenti dell’indirizzo classico hanno destato interesse in persone di tutte le età, catturando l’attenzione anche dei più giovani. In collaborazione con i docenti, hanno dato vita ad una serata davvero emozionante e coinvolgente.

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