Il giovane favoloso – Recensione

recensione_ilgiovanefavoloso“l giovane favoloso” è un film di Mario Martone, che  racconta, quasi per intero, la vita di Giacomo Leopardi, un bambino prodigio, cresciuto nella biblioteca paterna sotto lo sguardo implacabile del padre. La mente di Giacomo spazia, ma la casa è una prigione: legge di tutto, ma l’universo è fuori e, per raggiungerlo, deve lottare contro i principi immutabili del padre. Nel frattempo, in Europa, il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l’esterno. A 24 anni, lascia finalmente Recanati, prima per Firenze e poi per Napoli. L’alta società italiana gli apre le porte, ma Leopardi fa fatica ad adattarsi e a essere compreso fino in fondo.

Con questo film, Martone è riuscito nell’impresa di portare la poesia nel cinema italiano, e di far appassionare il pubblico ad un personaggio circondato da numerosi luoghi comuni, primo fra tutti quello del “pessimismo”, immagine data dai libri di scuola, e figlia dell’esigenza di racchiudere la poetica di Leopardi in una definizione, comoda sopratutto per la società del tempo. Solo leggendo le sue opere, ci si rende conto che il suo vero scopo è stato quello di cercare di comunicare e dare un valore più alto a tutto ciò che abita nella nostra mente (immaginazione, sentimenti, paure, ecc…); un mondo indefinito, impossibile da racchiudere in una sola definizione. E, forse, anche per questo, Martone ha deciso di inserire nel film delle letture, molto suggestive, delle opere leopardiane.

Il Leopardi che Martone dipinge è un personaggio fragile, tormentato e imprigionato nel suo corpo, ma dalla grande lucidità intellettuale e da un’ attenta ironia. Il poeta è perfettamente interpretato da Elio Germano, capace di immedesimarsi appieno nel personaggio e di farlo proprio, mettendo in mostra un’ottima mimetica, operazione non facile, in quanto l’attore ha dovuto immaginare e mettere in scena azioni e comportamenti di una mente molto complessa.

Altra nota di merito va alla pregevole fotografia, mai banale, che restituisce immagini molto suggestive e che si mescola, armoniosamente, con un’ ottima colonna sonora, curata da Sascha Ring, meglio noto come Apparat, al quale va il gran merito di essere riuscito ad accostare dei suoni contemporanei a un contesto distante secoli dallo stile musicale. Una scelta probabilmente non casuale, ma finalizzata ad esaltare l’ eterna contemporaneità di Leopardi. Delle musiche, quindi, capaci allo stesso tempo di sorprendere ed emozionare il pubblico.

L’unico prerequisito richiesto dal film è quello di essere a conoscenza, almeno parte, del pensiero e della vita del poeta, cosa indispensabile per evitare di entrare in confusione fra le numerose vicende leopardiane.

“Il giovane favoloso” è la dimostrazione che il cinema italiano è ancora capace di creare opere altamente educative ed emozionanti, ed è anche l’ affermazione dell’incredibile patrimonio di storia e cultura italiana, che troppo spesso viene trascutato.

Vittorio Maggio

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