“Per essere poeti bisogna avere molto tempo”

pasoliniPer essere poeti, bisogna avere molto tempo: ore e ore di solitudine sono il solo modo perché si formi qualcosa, che è forza, abbandono, vizio, libertà, per dare stile al caos”. E’ questa la riflessione di Pasolini nella sua poesia Al principe, una lirica che fa capire, in maniera istantanea, la colonna portante del pensiero pasoliniano.

Per fare il poeta, quindi, c’è bisogno del tempo; il tempo, quindi, secondo Pasolini, è la linfa vitale per un poeta; chi ha una vita frettolosa, piena d’impegni e di lavoro, non potrà mai fare il poeta, non ha la mente riposata per essere un artista che produce in versi. Nel tempo moderno, potremmo definire poeta colui che scrive musica, canzoni che denunciano i vizi della società e della politica di oggigiorno e, perché no, anche il cantautore, che scrive banali canzoni d’amore. Proprio nel secolo scorso, ci sono stati molti cantautori ritenuti dei veri e propri poeti, come Fabrizio De Andrè, Rino Gaetano e Francesco De Gregori.

Per capire meglio il concetto di otium, significato antico e moderno al tempo stesso, bisogna ritornare indietro nel tempo, nelle grandi poleis greche, dove fu utilizzata per primo questa interessante parola. In principio, furono i Greci ad esaltare l‘ozio escludendo gli stranieri e le classi subalterne, coloro cioè che, svolgevano attività manuali (quindi, gli artigiani), che erano disprezzati in quanto “non avevano il tempo” di dedicarsi alla vita culturale e intellettuale, come andare a teatro o sentire un comizio politico.

Poi, la famosa parola venne ripresa dai romani, presso i quali assunse anche una sfumatura negativa. Tra coloro che vedevano l’otium in maniera positiva, c’era Cicerone che affermava che esso era una caratteristica dell’uomo libero, negando questo privilegio agli schiavi. Non era, però, della stessa idea Catone il Vecchio, al quale è ascrivibile la famosa citazione “l’ozio è il padre dei vizi”.

Pasolini, con la sua frase, si trova, quindi, in completo accordo con Cicerone e ritorna a all’antica mentalità romana. Ma se, ai tempi di Pasolini, il dolce far nulla era scandito dalla cultura, dalla musica, dalla poesia, dal teatro, oggi, questo dolce far nulla è scandito da cose da nulla, da piccolezze e sciocchezze: da un pisolino sul divano, dal vedere la televisione e da rimanere ore e ore su smartphone o computer. Raramente, qualcuno, durante il proprio tempo libero, scrive poesie o legge un “sano” libro e chi lo fa, viene deriso.

Come tutti gli articoli di giornale, questo ha un’importanze morale, quella di far riflettere, di far capire come gli antichi uomini avessero dei valori più robusti dei nostri, uomini del presunto 21esimo secolo.

Eleonora D’Alò

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