Tra le note di un incanto di pietra

Sibili lontani dal timbro orientale narrano l’esistenza di un magico filo rosso che unisce i destini, in un sinuoso dispiegarsi tra passato, presente e futuro. Un legame silente e vivo, forte se pure invisibile, quello del fato, che attraversa dall’alba dell’umanità ogni credenza popolare. Navigando sulla spuma di un’onda senza tempo, il fuoco fatuo, profeta della sorte, giunge anche sulle salate sponde pugliesi di Vieste e intercetta gli sguardi di due giovani, stabilendo un patto eterno tra “la bella Cristalda” e il suo Pizzomunno.

Un “amore indifeso” rispolverato da Max Gazzè in un canto sospeso tra epos e leggenda, un inno all’autenticità del sentire declamato contro la siccità di sentimenti reali e condivisi guardandosi negli occhi, un credo nel divino Amor che apre alla speranza di rapporti ancora pronti a spingersi oltre, degni di essere difesi ad ogni costo, ad ogni rischio. Un invito ad affidarsi a un sogno di reale riparo promosso dalla storia dei due innamorati.

Il giuramento di fedeltà resta saldo, nonostante il pericoloso “coro ammaliante” delle fatali sirene, che dal mistero abissale del mare tentano di stregare il giovane pescatore. Ma Pizzomunno, non ha bisogno del multiforme ingegno tanto utile all’omerico Ulisse per resistere al seducente inganno: “la mano protesa” della sua Cristalda vince l’astuzia e “addolcisce il canto delle sirene”. E nei fondali blu le creature del mare sentono crescere in loro la tragica nemesi punitiva: “qualcuno le ha viste portare nel fondo Cristalda in catene”. L’amore si fa perdizione, il legame diventa privazione, l’eros incontra il thanatos in un connubio letale.

Resta l’eco di un grido di “ira accecante” mescolato agli accordi del mare che scaglia onde conto il candore di pietra del bel pescatore “fermato per sempre”. Resta un “gigante di bianco calcare” imperante sulla riva di Vieste. Resta l’attesa lunga cent’anni, sospesa come un respiro trattenuto a pieni polmoni, pronto ad esplodere in una notte d’estate. La luna vedrà risalire la fanciulla dalle acque, la pelle di pietra del bel marinaio sarà di nuovo umana. Per una sola notte il loro amore ritornerà “a vivere ancora una storia stupenda”.

Gazzè ha riportato in luce una perla di tradizione, traducendola nell’universale linguaggio della musica per consegnarla al tempo.

 

Elisa Valleri 5^ A s.u.

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