“C’erano una volta, tanto tempo fa, le buone maniere…”

Le buone maniere“C’era una volta, tanto tempo fa, la buona educazione…”: ecco come potrebbe iniziare una favola che ipoteticamente potremmo raccontare ai nostri figli.

L’educazione era una caratteristica fondamentale nel mondo antico, a partire dall’antica Grecia, in cui i padri trasmettevano le loro conoscenze pratiche (a livello di produzione di beni o di operazioni lavorative) ai figli, mentre le madri si occupavano dell’educazione delle figlie, più legata alla gestione della casa e all’allevamento dei figli.

L’educazione veniva, dunque, trasmessa secondo modelli comportamentali fissi nel tempo e i genitori assumevano anche il ruolo di insegnanti. Con il passare del tempo, tutto ciò sembra quasi “scomparso”. Basti pensare a tutte le volte che un nonno o un parente ci abbia detto alli tiempi nuesci era tuttu diversu.

Sicuramente, ci sono stati parecchi mutamenti. I ragazzi d’oggi, infatti, hanno molte più comodità rispetto a quelli di una volta; ad esempio, non sono obbligati a lavorare da adolescenti, possono uscire la sera e ritirarsi in tarda serata e comunicare tra di loro in tempo reale. Eppure, tutte queste variazioni che ci sono state, hanno avuto come conseguenza lo sviluppo di aspetti particolarmente negativi: aggressività, indipendenza prematura, sfacciataggine, volgarità e disprezzo nei confronti di chiunque.

Molto probabilmente ciò accadeva anche nel passato. Cosa è cambiato allora? Una volta i bambini erano educati più rigidamente non solo dalla famiglia, ma anche dagli insegnati stessi. Ora, invece, ci sono ragazzi che non hanno mai ricevuto un “ceffone” dai propri genitori. Bisogna considerare il fatto che una piccola percentuale di ragazzi di oggi riesce ad auto-educarsi, mentre altri sembrano bestie affamate alle quali tutto è dovuto, non per “necessità”, bensì per banalissima “soddisfazione personale”. Camminando in piazza o per strada, capita sempre più spesso di sentire parolacce, insulti o frasi da cafoni uscire dalla bocca dei giovani. E se, per caso, capita di riprenderli, giustamente, si corre anche il rischio di essere sbeffeggiati o aggrediti verbalmente in modo molto pesante.

Si rimane sconcertati davanti alla sgarbatezza e alla mancanza di rispetto delle nuove generazioni, ma non potrebbe essere altrimenti se analizziamo a fondo il caso. In televisione, i programmi più popolari riscuotono successo tra i ragazzi, proprio perché i personaggi sono sguaiati, incuranti e maleducati, incitati dalla produzione ad apparire affascinanti e al passo con le nuove generazioni. È inutile dare la colpa ai genitori o alle istituzioni scolastiche, allora. Non c’è un limite d’età per imparare a comportarsi o ad utilizzare le buone materie. Probabilmente, al giorno d’oggi, è anche inutile sperarci. Si predica bene, ma si razzola male.

Valeria Santoro

Eleonora D’Alò

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