La giustizia da Cicerone ad oggi: cosa è cambiato?

giustiziaUn ricco imprenditore e un povero mendicante, accusati di uno stesso crimine, hanno diritto a essere giudicati secondo gli stessi principi e senza privilegi per chi ha una posizione sociale più elevata o possiede più denaro. Questa è GIUSTIZIA.
<La legge è uguale per tutti>, si legge nelle aule di tribunale, alle spalle dei giudici, e tutti sono uguali davanti alla legge. Questi sono i cardini su cui si basa la giustizia in Italia, anche se spesso la realtà smentisce questo nobile principio di democrazia e civiltà.
Roma è sempre stata la patria del diritto romano e la sua tradizione giuridica è antichissima. Tuttavia, per molti secoli, i processi, le procedure, il sistema di giudizio sono rimasti lontanissimi dalla nostra mentalità moderna.
Ai tempi di Cicerone, dominava a Roma un rigido ordinamento legale. Un processo constava di due parti: nella prima, le parti esponevano i fatti che avevano dato luogo alla controversia; il magistrato aveva facoltà di interrogare le parti. Nella seconda, era emanata la sentenza, da pronunciarsi prima del tramonto. Poiché però mancava una polizia giudiziaria, incaricata di svolgere le indagini, questo compito veniva affidato alla diligenza e abilità della parte lesa. Così fece Cicerone, per esempio, recandosi in Sicilia per accogliere prove a carico di Verre, il quale, nella sua funzione di propretore della provincia di Sicilia, si era comportato in modo gravemente illegale, tanto da essere accusato, una volta lasciato l’incarico, di concussione. La condanna di Verre, richiesta da Cicerone a difesa dello stesso sistema giudiziario, è diventata l’emblema di un diritto inteso come universale dovere di giustizia, che si realizza quotidianamente nella condotta di ognuno verso l’altro.
In una democrazia, lo Stato è l’unico soggetto che può che costringere i cittadini a rispettare la legge, anche con l’uso della forza. L’organo preposto a svolgere questo compito è la Magistratura, composta dai giudici, che costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.
I magistrati amministrano la giustizia in nome del popolo italiano. Questo non significa che essi siano eletti tramite votazione (come avviene per i parlamentari), ma che sono sottoposti alla volontà popolare, che si è espressa attraverso le leggi promulgate dal Parlamento.
I giudici, secondo l’articolo 101 della Costituzione, <sono soggetti soltanto alla legge>. Questa affermazione significa che essi devono essere indipendenti nel loro giudizio da qualsiasi interferenza estranea alla legge e che devono essere imparziali, ossia applicare le norme uguali per tutti. In altri termini, il giudice deve essere libero di decidere, in piena autonomia, senza farsi influenzare da alcun tipo di condizionamento, né da convenienza personale, intimidazioni, minacce, offerte di denaro, oppure dalle caratteristiche dell’accusato.

Serena Maggi

Maria Semeraro

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