Taranto Libera.

Il Primo Maggio non si festeggia e basta. Il Primo Maggio è un giorno di lotta, lotta per sentirsi liberi.

In questo giorno non andiamo a scuola e neppure si lavora, ma questo non significa che ci si rilassa perché, soprattutto, noi ragazzi e non, andiamo ai concerti e questa volta devo dire, finalmente a Taranto. Si, la nostra città le ha cantate e le ha suonate a tutti le parole per la libertà. Lottiamo per quelli che sono i nostri diritti, per ciò che ci spetta, per i nostri sogni, quelli di un posto migliore, perché non vogliamo un futuro già distrutto che si sgretola ancora prima di essere costruito.

Vi piacerebbe se vi descrivessi la scena? Penso proprio di si…

Appena arrivata mi sono trovata davanti uno spettacolo pazzesco: centinaia di ragazzi che cantavano, anche se non era ancora salito nessuno artista sul palco. Ragazzi che ballavano, erano stesi sull’erba impastata con la terra; si vedevano cartelloni e striscioni ovunque. Io avevo la maglia di Kurt Cobain e ho intravisto una ragazza con la maglia dei Nirvana che mi ha sorriso, io ho ricambiato, ho pensato che in quel momento non conoscevo nessuno ma, li,  potevo conoscere chiunque ed essere amica di chiunque “Dal 1995 cambiano gli attori ma restano i tumori” Scritto in grande, al centro del palco, il motivo per il quale lottavamo li, il nostro futuro. Ci troviamo davanti ad un futuro che ci guarda e ride ironico perché l’ILVA è dietro l’angolo e ciò che respiriamo non si può definire aria. Un futuro, dove questa “Buona Scuola” farà più male che bene. E i cantanti ce l’hanno detto e noi abbiamo gridato in risposta, stavamo protestando e Taranto era in trepidazione, totalmente, per questo concerto che, a detta di molti, può reputarsi ai livelli di Roma. “TARANTO” dicevano i cantanti… “LIBERA!” rispondevamo noi. Hanno parlato mamme che hanno perso figli in tenera età per colpa dei tumori causati dall’ILVA, ci hanno detto che ci stanno usando, stanno usando il nostro Sud e la nostra Terra per quelli che sono i loro scopi, ci vogliono mettere i piedi in testa e noi ci dobbiamo ribellare. “Si ai diritti, no ai ricatti” ed, in un attimo, ho visto gli occhi brillare, quella scintilla che si accendeva negli occhi dei ragazzi, perché ciò che ci distingue è la speranza di qualcosa di migliore. Saltavamo e ridevamo contenti!

Il concerto è durato dodici ore e noi eravamo stanchi da morire, ma ci bastava una nuova canzone, una nuova band che denunciava questa insofferenza e noi eravamo di nuovo pronti e farci sentire. Il boom di questa giornata pazzesca è stato raggiunto con l’ingresso del cantante più ambito, Caparezza.

Davvero è inutile spiegare il subbuglio venutosi a creare sulle note di “Vieni A Ballere In Puglia”, un coro che si univa all’unisono. “Nella zona spacciano la morìa più buona. C’è chi ha fumato i veleni dell’ENI, chi ha lavorato ed è andato in coma. Fuma persino il Gargano, con tutte quelle foreste accese. Turista tu balli e tu canti, io conto i defunti di questo Paese.”

Caparezza satirico come sempre riesce a dare voce a quelli che sono i nostri pensieri e ad accusare senza farsi troppi problemi. Molti di noi è da lui che prendiamo ispirazione.

In questa giornata, che non va dimenticata, ho conosciuto gente nuova e mi sono divertita da impazzire…Non dite che sappiamo solo chattare e stare sui social network, perché sappiamo anche farci bastare i sorrisi di chi non ci conosce, ma sa cosa fa la differenza.

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