Valutazione: una questione di cuore.

Ogni anno, puntuale come un orologio svizzero, arriva, per noi docenti, il fatidico momento della valutazione quadrimestrale; per gli studenti, “la pagella”.

In questa occasione, c’è sempre un ragazzo che mi punta gli occhi addosso: “Prof., io ho avuto 7 e 8 ai due compiti scritti di italiano. Adesso, quanto mi viene di media sulla pagella?”

Sono i momenti in cui un sudore freddo di oraziana memoria mi percorre le membra e mi passano davanti tutti i sacrifici affrontati per diventare insegnante, sovrapponendosi al viso del giovane studente che attende una risposta. Nel frattempo, penso: “Come glielo spiego, questa volta?”

E’ arrivato il momento, infatti, in cui occorre che io ribadisca la differenza tra “valutazione” e “votazione”, ad un giovane interlocutore che, nella sua testa, ha già calcolato (miracolosamente, senza calcolatrice) la media del 7 e 1/2 e, sulla punta della lingua, tiene pronta la critica se gli “metto” il 7 in pagella (togliendoli il mezzo voto, faticosamente conquistato) piuttosto che l’8 (aggiungendo il mezzo voto che, secondo lui, meriterebbe, per una scontata fiducia che io dovrei naturalmente nutrire nelle sue capacità). Nella migliore delle ipotesi, il mio interlocutore si aspetta che io metta a capitale il mezzo voto, per restituirglielo alla prima occasione, possibilmente in occasione dello scrutinio di fine anno scolastico. Voto, voto, solo voto…

Ma, cos’è un voto? Cosa c’entra un voto con la “valutazione”? Se valutare vuol dire “dare valore”, cosa ha a che fare la valutazione con i voti? Il voto, caso mai, può riguardare la misurazione – più o meno oggettiva – di una prova, non la valutazione di uno studente, che è tutt’altra cosa.

La valutazione non è assegnare un numero. E’ una questione di cuore. Valutare uno studente significa, per me, pensare a lui/lei come ad una persona, non come ad un pappagallo, che ripete a memoria una lezione già sentita. Valutare è restituire al giovane allievo che ho di fronte la dignità che merita, in quanto protagonista della mia attività didattica. Valutare non è standardizzare, ma è dare, a ciascuno, il giusto, a seconda delle sue attitudini e capacità. Nella consapevolezza che, in caso di errore, c’è sempre un rapporto da salvaguardare, molto più importante di un arido numero.

Loredana Russo

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